Di Paolo Michetti
Anche quest’anno si è riaperta la diatriba sulla sicurezza d’impiego dei dolcificanti intensi non calorici e, come succede ogni volta, l’argomento ha suscitato timori e dubbi sulla quasi totalità della popolazione, costretta oramai a stili di vita sempre più sedentari che impongono, da un punto di vista dietetico, il ricorso ad alimenti e bevande a basso o nullo contenuto di calorie i quali, se consumati nell’ambito di un’alimentazione varia ed equilibrata, possono aiutare nella gestione dell’apporto calorico. é stato proprio il problema della sicurezza d’impiego dei dolcificanti intensi non calorici nei prodotti alimentari il tema di un focus che ha visto riunirsi all’inizio dell’anno a Roma, davanti ad un nutrito gruppo di rappresentanti di molte società medicoscientifiche, esperti italiani e internazionali per esaminare le più recenti evidenze scientifiche in base alle recenti prese di posizione dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Padrone di casa il Ministero della Salute, con la Direzione Generale per la Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione rappresentata dal direttore Silvio Borrello e della dottoressa Elvira Cecere, mentre il panel di autorevoli esperti scientifici ha annoverato Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, John Christian Larsen, chief consultant in toxicology and risk assessment del National Food Institute presso la Technical University of Denmark, Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e dell’Università di Milano, Marina Marinovich, presidentessa della Società Italiana di Tossicologia e Andrea Poli, direttore scientifico della Nutrition Foundation of Italy (NFI). Proprio Andrea Poli ha sottolineato come la diffusione di notizie contraddittorie sui presunti rischi per la salute derivanti dal consumo di alcuni dolcificanti non calorici sia sempre risultata non in linea con l’opinione della comunità scientifica che ha costantemente fugato i dubbi in merito alla sicurezza di tali composti attraverso i risultati di studi validati ed approvati dalle autorità di regolamentazione preposte. Tali risultati sono ottenuti, ha spiegato Marina Marinovich, utilizzando severissime metodologie per la valutazione della sicurezza degli additivi ad uso alimentare basate su standard di ricerca estremamente rigorosi e universalmente riconosciuti come affidabili dalla comunità scientifica internazionale, a differenza delle ricerche che li mettono in dubbio le quali, invece, ricorrono a standard realizzati con protocolli e modalità non conformi a quelli comunemente in uso e che pertanto non possono essere raffrontate e considerate accettabili da un punto di vista scientifico. Anche l’epidemiologo Carlo La Vecchia ha illustrato gli studi condotti dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” che, analogamente a quelli americani del National Cancer Institute, non hanno evidenziato alcun rischio di salute nell’uomo, in particolare per i dolcificanti più dibattuti, aspartame e saccarina. Negli ultimi 40 anni il loro impiego è stato oggetto di ricorrenti allarmi puntualmente confutati a livello scientifico attraverso studi che provano come il primo non presenti alcun rischio sull’insorgenza di tumori nell’uomo e come per il secondo, insieme agli altri dolcificanti non calorici, non sia possibile nessuna associazione con l’incidenza dei tumori più diffusi. Tutti concordi quindi nel garantire che non si corre nessun pericolo utilizzando aspartame, stevia e altri dolcificanti non calorici, ma altresì tutti unanimemente convinti della necessità di tenere comunque sempre alto il livello di informazione con appuntamenti periodici di divulgazione dei risultati delle ricerche perché questi momenti danno l’opportunità di rassicurare l’opinione pubblica circa il consumo dei prodotti alimentari che li contengono e consentono di riesaminare in continuazione, a livello globale, le evidenze scientifiche alla luce di eventuali novità emerse.