Il gel piastrinico o PRP ( Plasma Rich of Platelet/plasma ricco di piastrine ) è un emocomponente di assoluta avanguardia nel mondo della medicina tanto da aver, solo negli ultimi due anni, addirittura raddoppiato i suoi impieghi nel nostro paese. Inizialmente costituito da un concentrato di piastrine è stato modificato nel corso degli anni nel suo protocollo originale mediante l’aggiunta di leucociti ( globuli bianchi ) che ne enfatizzano le capacità nei processi di riparazione-rigenerazione dei tessuti accelerandone la guarigione. Importanti le stime anche nella nostra regione, dove il suo utilizzo nel solo Presidio Sanitario dell’Aquila supera i 1000 pazienti trattati in circa 10 anni. Dei benefici e delle possibili applicazioni di questo preparato innovativo ne parliamo con il Dottor Stefano Lelli che unitamente alla Dottoressa Anna Rughetti ne hanno modificato il protocollo.
Dott. Lelli, come siete arrivati alla revisione di un protocollo di una metodica cosi innovativa ?
Nel 1998 un gruppo di colleghi capitanati dal Prof Marx iniziarono a far parlare il mondo scientifico per studi riguardanti un nuovo approccio biologico che induceva e accelerava la neoformazione di tessuto osseo. In particolare l’attenzione di tutta l’equipe era rivolta sui fattori di crescita che influenzavano in maniera significativa i processi biologici di neo-osteogenesi. Una riserva importante dei fattori di crescita (non a caso) è contenuta nelle piastrine che durante i processi di coagulazione del sangue stimolano i processi di guarigione. Nel 1999 ero in Università a Buffalo (NY-Usa) e si parlava già dei risultati incoraggianti di questo nuovo ausilio in odontoiatria. Quindi una scoperta esplosa in ambito unicamente odontoiatrico e poi “ceduta“ ad altre aree della medicina. Nel 2002, insieme alla Dottoressa Anna Rughetti del Servizio Immuno – Trasfusionale della Asl dell’Aquila iniziammo una collaborazione scientifica con competenze diverse (la Dott.ssa seguiva la parte biologica ed io quella clinica). Nel 2007, dopo circa 5 anni di studi condotti, l’intuizione di ottimizzare quello che era già un protocollo soddisfacente, introducendo insieme alle piastrine anche leucociti e colla di fibrina. Da sottolineare che la Dottoressa Rughetti, in collaborazione ad un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università dell’Aquila, ha individuato la concentrazione di piastrine utili per ottenere la massima efficacia clinica.
Perchè proprio i leucociti e la colla di fibrina ?
Unitamente al meccanismo a carico delle piastrine e dei fattori di crescita di cui abbiamo appena accennato, si è sfruttata l’azione antibatterica e anti infiammatoria tipica dei leucociti (globuli bianchi), e l’azione adesiva, emostatica e riparatrice della colla di fibrina. Di qui i risultati precedentemente ottenuti sono stati enfatizzati per qualità e quantità ottenendo processi osteo induttivi (nuovo osso in formazione) aumentati per quantità e qualità, riduzione dei tempi di guarigione in pochi giorni, riduzione dei tempi di rimozione delle suture (3-4 giorni), riduzione del dolore post operatorio e non ultimo riduzione delle complicanze post operatorie come fistole, infezioni locali e deiescenze (riapertura spontanea di una ferita). Tutti i risultati di lavori clinici condotti, sono stati resi noti sia lo scorso anno, in ambito di un importante Congresso Mondiale di Biologia Implantare, che il mese scorso in ambito di un Congresso Internazionale di Implantologia.
Quali sono gli altri ambiti clinici che ne hanno usufruito? Sicuramente, l’ortopedia è stata la prima ad usufruire dei vantaggi, visto che la materia si basa quasi esclusivamente su patologie riguardanti l’osso, ma anche altre applicazioni quali il trattamento di ferite cutanee croniche. Più recente e con risultati molto incoraggianti è l’utilizzo nel trattamento delle patologie degenerative e infiammatorie croniche dei tendini, interessando quindi la medicina dello sport. Inoltre, trattandosi di un prodotto semplice e sicuro può essere impiegato per l’instillazione in alcune patologie dell’occhio (lesioni corneali) e dell’orecchio (lesioni del timpano). In particolar modo l’utilizzo sulle ulcere da base diabetica che non rispondono alle terapie convenzionali trova un quotidiano utilizzo con altissime percentuali di successo.
Quale è la modalità con cui avviene la sua preparazione e conservazione ?
La procedura è molto semplice ed immediata: il gel piastrinico si ottiene grazie ad un modesto prelievo di sangue del paziente fatto per legge in un Centro Trasfusionale attrezzato. Può essere utilizzato immediatamente fresco, oppure congelato in più dosi (aliquote) in appositi congelatori a – 80°. L’opportunità di poter disporre di più dosi congelate offre al paziente la possibilità di utilizzarlo in più interventi senza dover ripetere nuovi prelievi.
Dott. Lelli quali sono gli interventi che richiedono la sua applicazione in campo odontoiatrico?Sicuramente in tutti quei casi dove il posizionamento di impianti è difficoltoso o addirittura impossibile a causa della scarsa quantità di osso del paziente. Quindi innesti di osso per la ricostruzione di aree che poi saranno trattate con impianti, oppure il “grande rialzo del seno mascellare” che in passato rappresentava un intervento molto invasivo e che grazie al gel piastrinico risulta essere molto più soft con tempi di guarigione e disagi assai ridotti rispetto al passato.
Volendo stilare una casistica, quanti i casi di suoi pazienti trattati nell’ultimo anno con il composto?Nei primi anni avevo un numero preciso sotto controllo che vedevo crescere poco a poco. Ora il trattamento, visti i vantaggi e la semplicità, è divenuto quasi routinario consentendo un utilizzo frequente.