Una tecnica ecografica d’avanguardia, ad oggi considerata tra le più affidabili in assoluto in quanto allo studio della maggior parte dei quadri di patologia ginecologica, in particolare in ambito oncologico ed endocrinologico, grazie soprattutto alla possibilità di acquisire, memorizzare e rielaborare sequenze di immagini volumetriche di organi e strutture pelviche, assai ricche di informazioni liberamente integrabili tra loro e rivalutabili anche a distanza di tempo.
Una eccezionale innovazione, non invasiva ed assolutamente priva di rischi utilizzata, fino a non molto tempo fa, quasi esclusivamente in ambito ostetrico, probabilmente per il suo enorme potenziale nello studio sia morfologico che dinamico del feto. Ma è proprio il suo recente impiego in ginecologia, precedentemente ristretto solo ad alcune applicazioni “di nicchia” come la diagnosi delle malformazioni uterine, ad aver rappresentato la vera svolta, in grado di migliorare sensibilmente le nostre possibilità diagnostiche. Sulle evoluzioni e le potenzialità di questa metodica abbiamo parlato con la Dottoressa Luisa Di Luzio, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, con un curriculum professionale ottenuto all’interno delle più prestigiose scuole di ecografia nazionali ed internazionali, dall’Università degli Studi di Bologna e di Milano dove ottiene Specializzazione e Dottorato di Ricerca, alla lunga attività di ricerca clinica presso il King’s College Hospital, di Londra , al training sull’ecografia 3D effettuato presso la prestigiosa Scuola di Ecografia di Vienna. Attualmente la Dottoressa Di Luzio, oltre che svolgere la sua attività ambulatoriale, collabora con l’Ospedale Niguarda di Milano.
Un presidio diagnostico di eccellenza, quello dell’ecografia tridimensionale. Ma quale, nello specifico, il suo valore aggiunto riguardo alla tradizionale metodica?
Lo studio delle strutture genitali femminili mediante diagnostica ecografica si è avvalso negli anni passati della metodica ecografica transaddominale (ancora utile in casi selezionati come ad esempio negli uteri con importante fibromatosi), poi della diagnostica transvaginale convenzionale e solo da circa 6 anni della diagnostica transvaginale in 3D. Nella diagnostica ecografica tradizionale le immagini rappresentano delle fettine, ovvero dei piani singoli degli organi, che vengono effettuati dall’operatore e che non sempre forniscono un quadro completo delle strutture esaminate. La rivoluzione del 3D è rappresentata dall’acquisizione rapida del volume degli organi all’interno dell’ecografo, e dalla possibilità di “navigare” ovvero muoversi attraverso i vari piani. Alcuni software di rielaborazione immagini consentono inoltre di visualizzare gli organi contemporaneamente sui tre piani, sagittale trasverso e coronale, la cosiddetta Modalità Multiplanare, o contemporaneamente su tutte le sezioni scegliendo lo spessore delle fettine da esaminare, Modalità TUI , o di visualizzare la sola vascolarizzazione con l’organo in trasparenza, Modalità 3D Power Doppler con Glass Body o ancora di ricostruirne la superficie esterna o interna Modalità Surface Rendering. I volumi vengono memorizzati e la rielaborazione delle immagini può essere effettuata insieme alla paziente , o in un secondo momento, anche da un operatore differente e a distanza.
A cosa imputa lo scarso utilizzo in ambito ginecologico di questa tecnologia, applicata in passato quasi esclusivamente in ostetricia?
La sonda transvaginale tridimensionale è una sonda dedicata, che deve dunque essere appositamente acquistata. Inoltre l’utilizzazione della tecnologia 3D prevede una ampia conoscenza delle tecniche di rielaborazione immagini e quindi richiede un training specifico degli operatori.
Quali sono i vantaggi nell’indagine di eventuali patologie?
Sicuramente le patologie che maggiormente si avvantaggiano dell’uso del 3D sono tutte le patologie malformative congenite dell’utero in quanto, con l’eco tridimensionale, si riesce a studiare il piano coronale dello stesso, ossia un piano frontale sovrapponibile alle immagini dei libri di anatomia e non ottenibile a mano libera. Questa tecnica, dunque, non solo ci permette di evidenziare la cavità uterina, ma anche la superficie esterna dell’utero, fornendo delle importantissime indicazioni al chirurgo per la correzione del difetto. Attualmente, infatti, in caso di dubbio di malformazione uterina congenita, l’esame di scelta per la conferma diagnostica non è più rappresentato dall’isteroscopia, ma dall’ecografia 3D, mentre l’isteroscopia rimane la tecnica operativa terapeutica. L’utilizzazione di nuovi gel consente inoltre di utilizzare la sonda tridimensionale transvaginale per l’esecuzione di due importanti tecniche diagnostiche, la sonoisterografia, utilizzata per lo studio delle patologie endometriali ( polipi, iperplasia) ed endocavitarie ( fibromi sottomucosi) e la sono salpingografia che consente lo studio della pervietà tubarica nelle pazienti infertili
L’ecografia 3D si rende, inoltre, estremamente efficace nello studio delle ovaie, soprattutto con presenza di cisti. Qual’ è la ragione?
In particolare lo studio delle masse ovariche effettuato mediante tecnologie tridimensionali, oltre che fornire una maggiore definizione delle caratteristiche della lesione, consente la valutazione della vascolarizzazione e del decorso dei vasi attraverso il 3D Power Doppler, tecnica che potrebbe essere promettente nella discriminazione tra benignità e malignità delle neoformazioni. La ricostruzione tridimensionale dell’ovaio con un software dedicato chiamato SonoAVC è utile nelle pazienti infertili in terapia per stimolazione ovarica Con il sono AVC è possible infatti visualizzare automaticamente delle strutture fluide e pertanto ecograficamente ipoecogene all’interno di un organo ed analizzare la loro forma e volume( es. follicoli all’interno dell’ovaio). I follicoli vengono colorati con colori differenti, che vengono mantenuti in controlli sequenziali per verificarne l’accrescimento in modo specifico, Dal volume calcolato infatti è possibile estrapolare il diametro medio di ogni follicolo, scrivere una elenco progressivo dei follicoli in relazione alle dimensioni e verificarne l’accrescimento nel tempo, In tal modo è possibile modificare la terapia in base alla risposta individuale della paziente.
Alla luce di quanto esposto, sarebbe corretto affermare che l’ecografia tridimensionale rappresenta ad oggi uno tra i più eccezionali strumenti di prevenzione per le donne?
Sicuramente è uno strumento che presenta enorme potenzialità se utilizzata da mani esperte. Ogni diagnostica per immagini richiede grande competenza dell’operatore, le nuove tecnologie e metodiche sono di enorme ausilio, ma è la cultura medica che consente di fare le diagnosi. L’occhio vede ciò che la mente sa. Occorre sottolineare come l’ecografia transvaginale quando eseguita da medici esperti, consente oggi uno studio approfondito di tutti gli organi pelvici ( uretra, vescica, vagina, cervice uterina, corpo uterino con valutazione di endometrio e miometrio, setto utero-vescicale, setto retto uterino, legamenti utero sacrali, parametri, tasca del Douglas , canale anorettale), in modo spesso più accurato di TAC, Risonanza magnetica e PET, rappresentando lo strumento più efficace di diagnosi e prevenzione per la salute della donna. Sicuramente poi lo studio transvaginale consente non solo lo studio morfologico degli organi, ma anche una valutazione dinamica dei rapporti tra i vari organi, della loro consistenza e dolorabilità ( il cosiddetto esame dinamico della pelvi). Sebbene l’ecografia transvaginale convenzionale nelle mani degli operatori esperti abbia un’ottima sensibilità nell’individuazione delle patologie ginecologiche, vi sono alcune anomalie e patologie in cui l’esame 3D fornisce ulteriori informazioni diagnostiche utili a migliorarne il counselling e la gestione. Inoltre la possibilità di acquisire un volume ed analizzarlo in un secondo momento può rappresentare un’occasione di confronto tra esperti in caso di patologie complesse e di difficile interpretazione ed ha una indiscussa potenzialità didattica per chi si avvicina allo studio ecografico della pelvi. Per questi motivi la Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica (www.sioeg.it), in cui rivesto la posizione di Tesoriere Nazionale, e le altre Società Scientifiche Italiane ed Internazionali, si stanno impegnando per formare nuovi operatori attraverso corsi di formazione teorici e pratici. Per molti le immagini 3D appaiono come provenire da un mondo fantascientifico, irraggiungibile. Per noi operatori che lavoriamo così quotidianamente oramai da anni rimane vivo lo stupore di poter utilizzare queste tecniche,e cresce giorno dopo giorno il desiderio di divulgarle, perché non rimangano risorsa per pochi medici e pochissimi fortunati pazienti.