Le società scientifiche ne parlano da anni, ma nessuno sembra aver preso sul serio il loro appello e i dati raccontano di troppi ospedali che fanno i conti con tagli, carenza cronica di posti letto e difficili condizioni di lavoro per medici e operatori sanitari. È un problema di lunga data. La situazione che la cronaca ci racconta degli ospedali italiani risale almeno ai primi anni Novanta, quando le società scientifiche lanciarono il loro appello. Ma i dati continuano a parlare di “effetto imbuto“: troppe richieste in ospedali che fanno i conti con tagli e con la carenza cronica di posti letto. Secondo i risultati di una recente indagine di Quotidiano Sanità risultano 45 mila in meno i letti negli ospedali italiani, dal 2000 al 2009, a fronte di 23 milioni di richieste dei pazienti all’anno, pari al 15,1% del totale, con un rapporto posti letto abitanti passato dal 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa, al 4,2 attuale, ben al di sotto della media europea di 5,5 per mille. Di questi il 15 % dei pazienti sono in condizioni gravi, tali da richiedere il ricovero. I problemi maggiori si riscontrano al Sud: tra mancanza di posti letto, assenza di strutture mediche territoriali e carenza di medici e personale sanitario, la situazione sta scoppiando. “La malasanità spesso dipende dalle pessime condizioni nelle quali sono costretti a operare i medici” denuncia il Dottor Giacomo Moscati, Oncologo del Presidio Sant’Andrea di Roma, uno dei centri di riferimento per la prevenzione oncologica, soprattutto dei tumori del seno e di quelli ginecologici. “Ogni volta che dobbiamo affrontare la patologia di un nuovo paziente è necessaria almeno un’ora, tra raccolta dei dati anamnestici, consenso informato, visione degli esami. In una giornata lavorativa non si riesce a visitare più di cinque nuovi pazienti al giorno, ma in tutti i reparti ospedalieri pubblici, nelle varie discipline specialistiche, ne arrivano molti di più e risulta difficile riuscire a svolgere bene il nostro lavoro”. Sono sempre di più i medici che sostengono che la sanità pubblica italiana sta attraversando una crisi che compromette il diritto alla salute dei cittadini (fonte: Fesmed). È necessario trovare le soluzioni più efficaci per assicurare a tutti il diritto di essere curati secondo i propri bisogni. “Le profonde carenze delle dotazioni organiche dei medici e dei sanitari procurano pericolosi vuoti di assistenza”, spiega il Dottor Moscati. “Le condizioni di lavoro sempre più difficili, con salari bloccati da anni, turni sempre più lunghi, burocrazia da sbrigare portano molti medici a fuggire all’estero o ad andare in pensione, rendendo ancor più precaria e instabile la situazione sanitaria ospedaliera. Il personale che va via, infermieri, medici o altre figure professionali, non viene reintegrato per risparmiare sulla spesa pubblica e la mole di lavoro rimane a totale carico di coloro che restano. È naturale che tutto ciò comporti uno scadimento delle prestazioni professionali e un abbassamento dei coefficienti di qualità e di efficienza”.