È un compito complesso, che richiede un grande impegno e lo sviluppo di politiche ed interventi in ambiti anche diversi da quello strettamente sanitario, per creare una “cultura della salute e del benessere” in tutti gli strati della popolazione. A sei anni dall’entrata in vigore della legge sulla “tutela della salute dei non fumatori”, si può fare un primo bilancio.
Icittadini italiani hanno accolto positivamente la legge e possiamo dire che la protezione dei non fumatori dai rischi del cosiddetto “fumo passivo” è sostanzialmente migliorata. I dati indicano infatti un buon livello di osservanza delle norme antifumo in tutto il Paese.
I Carabinieri per la Sanità – NAS, hanno compiuto dal 2005 oltre 18.200 controlli in tutte le Regioni, presso diverse tipologie di locali (stazioni ferroviarie, ospedali, ambulatori, aeroporti, uffici pubblici e postali, biblioteche, discoteche, ristoranti, pub, pizzerie…), che hanno sottolineato il sostanziale rispetto della norma. Le 3.916 ispezioni del 2010 hanno portato a contestare 299 infrazioni (il 7,6% del totale): 115 a persone che fumavano in ambienti dove era vietato (pari al 2.9%) e 184 per mancata o errata affissione del cartello di divieto o per presenza di locali per fumatori non a norma (pari al 4,7%). Pochi locali e poche strutture pubbliche hanno peraltro adottato sale per fumatori, tanto che si potrebbe ipotizzare una revisione della legge al riguardo.
Non bisogna però abbassare la guardia. Se i risultati sul contrasto del fumo passivo sono incoraggianti, c’è ancora molto da fare per ridurre il “fumo attivo” e contrastare l’“epidemia” di tabagismo, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Negli ultimi anni, infatti, il numero dei fumatori ha subito solo una modesta riduzione. Nel 2003 i fumatori erano il 23,8% della popolazione. Nel 2010 la percentuale dei fumatori è stata del 22,8%: 29,2% gli uomini e 16,9% le donne (dati di un sondaggio Istat su oltre 60 mila persone di età superiore ai 14 anni). Da 6 anni, quindi, il numero di fumatori in Italia oscilla tra il 22% e il 23%, senza che si riesca ad ottenere una riduzione più significativa. I valori più alti si hanno in giovani adulti tra i 25 e i 34 anni, con una percentuale del 32.3% in aumento rispetto al 2009. E’ stabile invece, la presenza di fumatori tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, con un valore del 21,5%. Per quel che riguarda i più giovani, segnalo i dati dell’indagine “Health Behaviour in School-aged Children, sui rischi comportamentali degli adolescenti, studio condotto, in collaborazione con l’Oms, nell’anno scolastico 2009-2010 in o 3.700 classi di prima e terza media e seconda superiore di tutte le Regioni. In Italia soltanto l’1% dei maschi e lo 0,2% delle femmine di 11 anni ha dichiarato di fumare con frequenza almeno settimanale. La quota di ragazzi cresce maggiormente nel passaggio tra i 13 e i 15 anni. Inoltre, mentre fra i più giovani sono i maschi a fumare di più, man a mano che l’età aumenta i tassi di maschi e femmine diventano molto simili o, addirittura, superiori nelle femmine.
Le statistiche sul commercio di sigarette indicano tuttavia che i fumatori fumano un po’ meno. Le vendite di sigarette si sono ridotte del 2,2% nel 2010 rispetto al 2009: sono stati venduti 106 milioni di pacchetti in meno, quasi un pacchetto in meno al mese per ciascun fumatore. Le vendite totali sono tornate a livelli inferiori di quelli di 20 anni fa e, da quando è entrata in vigore la legge, la diminuzione delle vendite di sigarette è stata pari a circa il 12%, con una diminuzione media dell’ 1,7% l’anno.
La Convenzione Quadro dell’Oms sul Controllo del Tabacco, cui l’Italia ha aderito, esorta tutti i Paesi a proseguire nella prevenzione del tabagismo.
Proprio il 16 febbraio scorso si è insediata al Ministero della Salute la “Piattaforma nazionale sull’alimentazione, l’attività fisica e il tabagismo” in attuazione del Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”. La Piattaforma, composta da Ministeri, Regioni, Associazioni imprenditoriali, sindacali e dei consumatori, ha lo scopo di promuovere tra la popolazione, e in particolare tra i giovani, una capillare conoscenza dei rischi che stili di vita non salutari possono comportare per il benessere. Dobbiamo pertanto intensificare le attività di comunicazione e prevenzione per impedire l’iniziazione al fumo dei giovani e per promuovere la disassuefazione dei genitori e degli adulti in generale. E’ fondamentale, per esempio, favorire la diffusione dei programmi di informazione e prevenzione nelle scuole, a partire dalla scuola dell’infanzia.
Azioni più complesse, poiché richiedono interventi regolatori interistituzionali, potrebbero essere l’estensione del divieto di fumo nelle pertinenze all’aperto delle scuole e degli ospedali (come già accade in Inghilterra e in alcuni nostri Comuni), nei parchi giochi e in auto, in presenza di bambini, l’estensione del divieto di vendita ai minori di 18 anni (attualmente il limite è di 16 anni), lo sviluppo delle azioni di regolamentazione sugli ingredienti e sugli additivi dei prodotti del tabacco, un maggiore sostegno ai fumatori che intendono smettere di fumare, sviluppando la diffusione del “counseling antitabagico” e valutando l’efficacia dei farmaci utilizzati nelle terapie di cessazione, per favorirne una maggiore diffusione. Fumare fa male. Il rapporto del fumo con i tumori al polmone e le altre malattie polmonari è accertato oltre ogni dubbio.Stiamo proteggendo con successo i non fumatori dal fumo passivo. Adesso dobbiamo spingere i fumatori a proteggersi sempre meglio da se stessi.