Tempi grigi anche per la vitamina D, che in questi mesi cala drammaticamente nei giovani. Colpa anche della crisi. Le vacanze nei mari tropicali o in montagna sono infatti in netto calo. E ne risentono le scorte di questa importante vitamina, fondamentale per il benessere delle ossa, a scapito anche delle cure per l’osteoporosi che proprio per questo sono meno efficaci.
Non arrivano a caso dunque le nuove linee guida messe a punto da un pool composto dai massimi esperti italiani di tutte le discipline, noti a livello mondiale. Comprendono informazioni dettagliate per la prevenzione e il trattamento delle carenze di vitamina D, per tutte le fasce di età. L’obiettivo è quello di cambiare l’approccio al paziente, e di fornire sia agli specialisti, sia ai medici di famiglia, gli strumenti per ribaltare in positivo i numeri drammatici relativi all’incidenza del deficit. “La pubblicazione delle Linee Guida della vitamina D ha lo scopo di far emergere il problema dell’insufficienza e della sua importanza per la salute scheletrica e numerose altre funzioni” – spiega Salvatore Minisola, Past President SIOMMMS, Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro e tra gli Autori delle Linee Guida. “In questo modo, individuare le condizioni di carenza e trattarle sarà un obiettivo terapeutico facilmente raggiungibile.” È il momento quindi di agire. A partire dalla demolizione dei luoghi comuni che spesso ancora oggi mettono “i bastoni tra le ruote” a una corretta assunzione della vitamina D.
Non serve infatti più di tanto passeggiare durante la pausa pranzo per catturare il tiepido sole invernale.
“In linea generale si può affermare che al di sopra del 37° parallelo, che passa pressappoco a livello della città di Catania, nel periodo invernale non vi è la possibilità di produrre adeguate quote di vitamina D attraverso l’irradiazione solare”- interviene Minisola – “Questo è valido per tutta l’Italia. Non solo. A parità di esposizione solare, l’inquinamento atmosferico determina una minore penetrazione dei raggi solari fino alla superficie terrestre. È una situazione ampiamente accertata. Era alla base ad esempio dei numerosi casi di rachitismo osservati all’inizio del Novecento nelle città del nord Europa fortemente industrializzate.” Non deve dormire sugli allori neppure chi l’estate scorsa è tornato dalle vacanze abbronzatissimo. Stare tante ore al sole non significa ritrovarsi in inverno con una scorta più abbondante di Vitamina D.
“Tanto più ci si abbronza, modificando verso il bruno il colore della pelle, tanto maggiore dovrà essere la durata dell’esposizione solare necessaria per produrre la stessa quantità di Vitamina D “- aggiunge minisola. “Questo perchè la melanina, la sostanza che aumenta nell’organismo quando ci si abbronza e che determina il colore scuro, agisce da schermo. in pratica, assorbe i raggi ultravioletti necessari per far scattare tutti i processi che portano alla produzione della Vitamina D.” Attenzione infine ad affidarsi alla dieta. È vero che alcuni alimenti sono una fonte eccezionale di Vitamina D. ma purtroppo sono in pochi a portarli in tavola. “Si tratta in particolare del salmone e degli sgombri che andrebbero mangiati almeno tre volte alla settimana” – continua minisola. “il difetto di questi pesci però è che non fanno parte della nostra tradizione mediterranea. Difficile quindi ritrovarli abitualmente nei menù degli italiani.”
COSA FARE
Le Linee Guida parlano chiaro. “È importante eseguire un’attenta anamnesi al fine di valutare quale possa essere lo stato vitaminico D” – chiarisce Minisola. “Farò due esempi estremi, per rendere chiaro tale concetto. La persona sana che in estate va al mare e che ha anche la possibilità di permettersi una vacanza in una località estiva durante l’inverno, ha quasi certamente un buon patrimonio vitaminico D e necessiterà pertanto di minime dosi di supplementazione durante l’inverno. Per contro la persona anziana che vive sempre al coperto e che esce d’estate nelle ore in cui i raggi del sole sono meno caldi, sarà sicuramente in una condizione di carenza e andrà supplementata con dosi, almeno inizialmente, generose.” Riportare a un buon livello le scorte di vitamina D è più che necessario anche quando è in corso una terapia farmacologica specifica per la prevenzione o la cura dell’osteoporosi. Studi scientifici hanno dimostrato infatti che l’effetto di questi principi attivi sul tessuto osseo è maggiore quando è presente la vitamina D nei giusti quantitativi.