Un atteggiamento fiero e tenace, di chi non teme la malattia ma la combatte a denti stretti. Da cosa scaturisce questa tale e meravigliosa veemenza?
Sicuramente la mia professione da ballerina mi ha aiutato e sta aiutando in questa lotta. Non so cosa sia la sofferenza ma soprattutto mia madre mi ha sempre insegnato di sorridere ed affrontare qualsiasi tipo di problema. Il chiudersi in se stessi non aiuta di certa a trovare una soluzione.
Lei il tumore lo chiama intruso e gli ha scritto anche una lettera su Facebook per sfidarlo ancora una volta. Come è stato sapere che fosse tornato?
Questa seconda volta è stata abbastanza dura perché sapevo già a cosa andavo incontro… Nella prima lotta contro l’intruso non conoscevo bene i dettagli e delle discussioni coi medici se ne occupava mio marito. Oggi con la mia seconda lotta contro l’intruso è tutto diverso. Non è più – purtroppo – un intruso ma un conosciuto. La determinazione e voglia di sconfiggerlo rimane la stessa ed io vincerò col sorriso e con l’aiuto – fondamentale – dei medici.
Ha presenziato l’intera serie di Ballando con le Stelle, appena conclusa, senza mai sottrarsi, né nascondersi agli occhi, affettuosi ma spesso anche indiscreti, dei telespettatori. Come ha vissuto questi ultimi mesi?
Nella normalità. La mia lotta pubblica contro l’intruso non è di certo per fare show, anche perché andavo in tv e sui giornali lo stesso. Ho deciso di rendere pubblico ogni mio movimento perché mi sono chiesta: che cosa posso e devo fare per aiutare le altre donne? Parlarne aiuta. Oggi il mio obbiettivo è quello di levare il tabù dalla parola tumore/cancro! Basta avere vergogna, bisogna uscire ed urlare che siamo persone normali con un intruso non invitato contro cui stiamo lottando.
Oltre alla notizia della malattia, saprebbe dire qual è stata la cosa che le ha creato più difficoltà accettare durante questi due anni?
Io vivo per il mio lavoro. Il 90% del mio lavoro, in giro per il mondo, l’ho perso. La gente sin da subito si è allontanata, forse pensava che fosse un virus? Ecco vedere la distanza da parte di coloro a cui hai dato molto nella vita e nel lavoro non è stato facile. Ma questo intruso mi ha aiutato a capire chi sono i veri amici e chi no; ho fatto pulizia.
Cosa ha rappresentato questo intruso nella sua vita? In che modo l’ha cambiata?
Viaggio di meno. Penso di più a me stessa e cerco di passare il maggior tempo possibile a casa con la mia famiglia ed i miei splendidi cani. Lavoro sempre e con ritmi impossibili ma il focus rimane Padova, città in cui vivo.
La sua presenza televisiva, ha certamente rappresentato un monito per tutte quelle donne che affrontano ogni giorno la sua stessa battaglia. Qual è il messaggio che vorrebbe avesse raggiunto ognuna di loro?
Quello di non mollare mai. Di sorridere sempre, nonostante tutto. Noi siamo belle così come siamo. E’ vero che la malattia ci porta a perdere alcuni “ingredienti” essenziali dell donna come i capelli o le sopracciglia ma ci sono tanti metodi e possibilità per sentirsi bello lo stesso. Tipo? Utilizzando dei turbanti oppure delle parrucche. Io ho scelto di andare in giro calva. Poi ci sono i trucchi per rendere luminosa la pelle stanca. Insomma, chiudersi in casa non serve a nulla. E poi parlare, parlare e sfogarsi. Non bisogna tenersi tutto dentro. Lo dicono i medici.
La dedizione nei confronti di queste donne si esprime pienamente nel progetto “Dancing with the health”, del quale è promotrice e sostenitrice insieme a Samuel Peron. Ci racconti di questa esperienza.
E’ un’esperienza in cui io e Samuel Peron abbiamo creduto sin da subito. Usiamo la tecnica della danza per aiutare il corpo a sentirsi meglio. Ci tengo a precisare che questa attività non può sostituire il lavoro dei medici ma semplicemente è una straordinaria cornice che è stata scientificamente approvata.
Riappropriarsi del proprio corpo e della propria femminilità attraverso il ballo ed il movimento fisico. Quanto influisce tutto questo sulla psiche di una donna provata da questa malattia?
Molto. Il sentirsi diversa, debole e sola non aiuta nella completezza dei movimenti. Ballare è vivere, sentirsi felice oltre che fare attività fisica. Lasciarsi andare e non pensare ad altro, ecco anche questa è una terapia a supporto di quella indispensabile dei medici.
Cosa pensa questa “guerra” le abbia insegnato?
Questa guerra non è finita ancora, nonostante qualche giorno fa i medici mi hanno detto che l’intruso non cresce ma è da tenere sotto controllo. Nella prima lotta non avevo capito il perché mi fosse successo proprio a me; nella seconda, invece, ho realizzato e capito l’insegnamento. Devo pensare a me stessa ma sopratutto devo aiutare il prossimo. Questa è la mia missione.