Nel 2017 il 42% dei pazienti dei chirurghi plastici americani è intervenuto per migliorare nei selfie. “Con i social la propria immagine è sovraesposta e cresce il desiderio di migliorarsi” dice Pierfrancesco Bove, chirurgo plastico socio della FIME (Federazione Italiana Medici Estetici) Basta un tocco sullo schermo per far scomparire occhiaie e rughe dal viso, per sollevare glutei o scolpire gli addominali.
Filtri fotografici e app dedicate al fotoritocco consentono di vedere cosa accadrebbe al proprio corpo con qualche ritocchino “Con i social questi strumenti sono sempre più diffusi e alla portata di tutti. Per molti queste immagini hanno un effetto reale: dopo avere visto una versione migliore di se stessi sui social, si decide di diventare così nella realtà.
Per riuscirci, dieta e palestra non sempre bastano e quindi si rivolgono a un chirurgo plastico”afferma Pierfrancesco Bove, Chirurgo Plastico del
Surgery Network ChirurgiadellaBellezza, e socio della FIME (Federazione Italiana Medici Estetici).
“Non sempre si può sapere quanto il desiderio di apparire più belli nei social sia un fattore determinante nella decisione di sottoporsi a un intervento di chirurgia
plastica. Ma è indubbio che, in sempre più occasioni, ci sia un collegamento” puntualizza Bove. Il fenomeno sembrerebbe essere molto diffuso “Inizialmente erano soprattutto i giovani millennial ad amare i selfies, ma oggi sono sempre più numerose le quarantenni che amano fotografarsi in vari aspetti della vita quotidiana, confrontandosi anche con i segni del tempo che passa.
Anche gli uomini amano scattarsi foto: lo dimostrano le app per il fotoritocco, tra cui una che disegna la tartaruga sugli addominali. Esistono poi app per
rimodellare il profilo corporeo, sollevando il lato B o rendendo più generoso il décolleté, mentre i filtri Instagram modificano la grana della pelle del viso, eliminando
imperfezioni, occhiaie, cicatrici da acne e rughe” spiega il dottore.
Vedendo il proprio aspetto ad ogni ora, da angolature diverse e in situazioni sociali differenti, le persone si rendono conto di come appaiono al resto del mondo.
“In questo modo si notano particolari a cui non si era mai fatto caso, come una gobbetta sul naso o asimmetrie del viso: una volta ero io a farle notare ai pazienti,
oggi succede il contrario – afferma Bove. Questo spinge molti a voler migliorare la propria immagine non solo con il fotoritocco, ma nella realtà”.
GLI INTERVENTI PIÙ RICHIESTI.
“Per il viso, botulino, filler e trattamenti per la pelle, ma anche ritocco alle labbra
e al naso – continua Bove. – A convincere molti miei pazienti insoddisfatti del proprio profilo a sottoporsi a rinoplastica sono le modalità più soft dell’intervento: oggi con
la smartrinoplastica, il post operatorio è indolore, dopo soli 4 giorni si tolgono le medicazioni e non si usano più i tanto odiati tamponi”.
Cresciute anche le richieste per togliere la bolla di bichat, rendendo così il viso più sfinato, mentre una novità riguarda il doppio mento, uno dei difetti più odiati
dagli amanti dei selfie: “Fino a pochi mesi fa, l’unica soluzione per ridefinire i contorni del viso era chirurgica. Da maggio invece anche in Italia è stata introdotta Kybella, una punturina che consente di sciogliere il grasso in eccesso. C’è da scommettere che sarà uno degli interventi più in crescita nel prossimo futuro” dice il chirurgo plastico.
“Per aumentare il seno è sempre più apprezzata la smartmastoplastica, metodo di intervento con tempi di recupero ridotti e ottimi risultati estetici. Per migliorare i “belfie”, ossia le foto del lato B, sono cresciute anche le richieste di liposcultura e lipofilling o filler ai glutei. Gli uomini invece richiedono addominoplastica e ginecomastia, per la riduzione del seno”
spiega Bove. Importante è interrogarsi sulle reali motivazioni che spingono a fare trattamenti di chirurgia e medicina estetica “Occorre che il paziente si chieda se, alla base,
c’è solo il desiderio di seguire una moda oppure una motivazione reale con delle aspettative realistiche – conclude Bove. Il rischio è pensare che esista sempre una versione migliore di se stessi e che l’obiettivo da raggiungere sia la perfezione”. Una pressione che, alla lunga, è davvero difficile sostenere.