La comunità scientifica ricerca da tempo un vaccino in grado di bloccare le varie manifestazioni di virus influenzale. Nessuno fino ad ora si era avvicinato a questo obiettivo come il Professor Antonio Lanzavecchia, che con il suo team ha isolato un anticorpo capace di neutralizzare tutti i virus influenzali di tipo A, fra i quali il virus H5N1 dell’aviaria, il virus H1N1 della Spagnola del 1918 (che provocò 50 milioni di vittime) e quello H1N1 della recente influenza pandemica.
di Raffaella Quieti
Professor Lanzavecchia, può descriverci la scoperta più recente realizzata dalla sua equipe?
Il lavoro che ha avuto più riscontro è stato quello dell’estate 2011 pubblicato su Science, che illustra la scoperta di un anticorpo che neutralizza tutti i virus dell’influenza. Utilizzando un nuovo metodo per coltivare le plasmacellule umane, siamo riusciti a selezionare delle rare plasmacellule che producono un anticorpo (chiamato FI6) che neutralizza tutti i 16 sottotipi di virus influenzali testati. Questo anticorpo è stato poi prodotto in laboratorio e ha dimostrato capacità di neutralizzare i virus influenzali in vitro e in vivo in animali da esperimento. Inoltre abbiamo risolto la struttura cristallografica dell’anticorpo legato a due diverse emagglutinine (la molecola riconosciuta sulla superficie del virus). La continua mutazione del virus dell’influenza costituisce il maggiore ostacolo per lo sviluppo di un vaccino efficace. Di fatto ogni anno è necessario produrre un nuovo vaccino che rispecchi i virus circolanti. L’anticorpo FI6 identifica quello che potremmo definire il tallone di Achille del virus influenzale, cioè una struttura conservata in tutti i virus. Pensiamo che FI6 possa essere utilizzato almeno in due modi. Inprimo luogo potrebbe essere utilizzato come farmaco somministrato a scopo preventivo a individui a rischio o terapeutico a pazienti con gravi infezioni da virus influenzale. Occorrono però ancora alcuni anni di sperimentazioni cliniche prima che questo anticorpo possa essere introdotto sul mercato. Una seconda applicazione riguarda l’uso di FI6 come guida per disegnare e produrre un vaccino universale in grado di proteggere da tutti i virus influenzali. Si tratta di produrre un vaccino che contenga la struttura riconosciuta da FI6 che sappiamo essere conservata. Per poter meglio sviluppare gli anticorpi da noi identificati, abbiamo costituito una società, la Humabs SA (Human Monoclonal Antibodies) con sede a Bellinzona nei pressi del nostro Istituto.
Quale strada ha compiuto per giungere alle sue scoperte?
Fin dall’nizio della mia carriera scientifica sono stato affascinato dalla possibilità di “ricostruire” in vitro la risposta immunitaria. Ho quindi imparato a coltivare e clonare i linfociti T e B e ho potuto quindi determinare come queste cellule interagiscono in presenza dell’antigene. Ho pubblicato i risultati di questo studio su Nature nel 1985 e questo lavoro, di cui sono unico autore, é oggi considerato un pilastro dell’immunologia. Negli anni 90 abbiamo imparato a coltivare le cellule dendritiche umane il che ci ha permesso di studiare i meccanismi con cui queste cellule stimolano la risposta immunitaria. Ho avuto la fortuna di poter lavorare per ben 17 anni al Basel Institute for Immunology di Basilea (un istituto di tipo accademico finanziato dalla Roche, chiuso nel 2001 dove hanno lavorato tra l’altro tre Premi Nobel). Negli ultimi 10 anni la mia ricerca si è concentrata sulla memoria immunologica e sui meccanismi di neutralizzazione dei virus da parte degli anticorpi.
Qual è la metodologia che utilizzate per isolare gli anticorpi?
Abbiamo innanzitutto sviluppato metodi high throughput che ci consentono di coltivare e analizzare decine di migliaia di colture cellulari. La nostra metodologia ci permette di trovare rapidamente gli anticorpi migliori, quelli in grado di neutralizzare il numero maggiore di virus e di essere efficaci anche a basse concentrazioni o, come diciamo, ad ampio spettro e potenti. La ricerca sull’influenza è solo un esempio dei programmi di ricerca che sono in corso nel nostro istituto. Abbiamo isolato anticorpi equivalenti in grado di neutralizzare il virus della Sars, dell’influenza aviaria, del virus Dengue, del Citomeglovirus per fare alcuni esempi.
Cosa necessita affinchè la sua scoperta più recente arrivi ad applicarsi nella pratica?
Speriamo che alcuni di questi anticorpi siano sviluppati per la terapia nell’uomo. Per farlo occorre individuare una società che li produca a livello industriale. è necessario l’investimento di grandi ditte farmaceutiche, poiché i tempi ed i costi della produzione e dello sviluppo sono ingenti. Si possono stimare 4/5 anni e centinaia di milioni di investimento.
Qual è l’aspetto della ricerca alla quale dedicherà più tempo in futuro?
Mi interessano tutte le domande che restano aperte sui libri di testo, e francamente queste non si esauriscono mai. In passato abbiamo contribuito anche noi a chiarire alcuni aspetti sul funzionamento delle cellule dendritiche e dei linfociti T e spero di poter continuare su questa strada. Gli aspetti sui quali sto focalizzando le mie ricerche sono essenzialmente due. In primo luogo quella che chiamo Analitic Vaccinology cioè l’idea di disegnare un vaccino in base all’analisi della risposta immunitaria. Ad esempio utilizzare i dati strutturali sull’antigene riconosciuta da FI6 per disegnare un vaccino in grado di proteggere da tutti i virus influenzali. Il secondo aspetto verso il quale indirizziamo le nostre ricerche è quello dell’autoimmunità. Si tratta di una black box. Si sa ancora ben poco sui meccanismi che la scatenano e sulla specificità delle cellule T e B coinvolte. Penso che le metodiche che abbiamo sviluppato potranno avanzare le nostre conoscenze in questo campo.
“Nel nostro Istituto, studiamo i meccanismi di base delle difese immunitarie nell’uomo: i linfociti T che stimolano l’infiammazione o uccidono cellule bersaglio e i linfociti B che producono anticorpi che si ritrovano nel siero e nelle secrezioni. Queste cellule si possono facilmente ottenere da un prelievo di sangue e possono essere studiate in vitro e clonate. Possiamo cosi ricostruire in laboratorio la risposta immunitaria partendo dalle sue componenti principali.”
L’ IRB, l’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona, è affiliato dal 2010 all’Università della Svizzera italiana. Tra i più importanti risultati delle ricerche effett uate dall’Istituto, figurano la ricostruzione in un topo del sistema immunitario umano, la scoperta del ruolo delle chemochine nella patogenesi della sclerosi multipla e lo sviluppo di nuovi metodi per produrre anticorpi monoclonali umani. è stato così possibile isolare per la prima volta un anticorpo capace di bloccare tutt i i virus influenzali. La scoperta, pubblicata il 28 luglio 2011 sulla rivista Science, potrebbe favorire la creazione di un vaccino universale in grado di proteggere da tutt i i virus dell’influenza stagionale e da nuove pandemie. La ricerca è frutt o di una collaborazione tra l’Istituto di Ricerca in Biomedicina dell’USI (team dirett o dal prof. Antonio Lanzavecchia), Humabs BioMed SA di Bellinzona e il National Institute for Medical Research di Londra.
Antonio Lanzavecchia si laurea in Medicina a Pavia, specializzandosi in Pediatria e Malattie Infettive. Dall’1983 al 1999 è membro del prestigioso Istituto di Immunologia di Basilea, e nel 1999 fonda e dirige l’Istituto per la Ricerca in Biomedicine a Bellinzona, Svizzera. Ha insegnato presso le Università di Genova e Siena, e dal 2009 é Professore di Immunologia Umana presso il Politecnico Federale di Zurigo. è inoltre membro della European Molecular Biology Organization (EMBO) e del Royal College of Physicians. Tra i vari riconoscimenti, gli è stata conferita nel 1988 la medaglia EMBO (premio annuale riservato a chi ha maggiormente contribuito allo sviluppo della biologia molecolare in Europa), e nel 1999 il premio della Fondazione Max Cloëtta per la ricerca medica. Ha al suo attivo più di 250 pubblicazioni che ricoprono diversi aspetti dell’immunologia.