Molte persone amano la tintarella addirittura, in alcuni casi, fino alla “tanoressia”, una dipendenza psicologica dall’abbronzatura tale da non riuscire più ad accettare il proprio colorito naturale senza la pigmentazione melanica, con conseguente precoce invecchiamento della cute fino a danni ben più gravi.
Tale invecchiamento non è altro la somma delle interazioni tra il crono invecchiamento, cioè quello biologico legato all’ereditari età dell’ individuo, e il fotoinvecchiamento dovuto ai fattori ambientali esterni, cioè accelerato ed accentuato dall’ esposizione alla luce, dove fondamentale è la durata nel tempo, ossia gli anni di fotoesposizione. I raggi solari, infatti, sono in grado di causare un danneggiamento cronico con accumulo di alterazioni notevoli, prima invisibili e poi sempre più evidenti sia a livello epidermico che dermico, tanto da portare ad una serie di semplici inestetismi come le rughe, la pelle secca, le lentigo solari o le macchie melaniche, ma anche a fenomeni ben più gravi che vanno da un’anomala iperplasia epidermica denominata cheratosi, fino all’induzione di tumori cutanei, melanomi e non. Negli ultimi decenni tante campagne di prevenzione raccomandano di non abusare dell’ esposizione solare. E, seppure in maniera lenta, nuovi comportamenti stanno prendendo piede tra la gente, che avverte la necessità sia di un rapporto più prudente con il sole, sia di consultare uno specialista dermatologo per potersi godere a pieno questa grande risorsa, non trasformandola in acerrimo nemico. Il sole giunge alla pelle dopo aver attraversato l’atmosfera e, grazie all’ ozono che trattiene la gran parte dei raggi nocivi, sulla cute arrivano gli Uvb, gli Uva, la luce visibile e i raggi ir. Questi penetrano nei vari tessuti della cute e causano danni diretti. In parte il nostro organismo reagisce autoproteggendosi con vari meccanismi, creando un’ ispessimento dello strato corneo più superficiale e scatenando la produzione di melanina; quindi l’abbronzatura rappresenta la risposta al danno sul dna cellulare provocato dagli ultravioletti.
Questione di melanina!
La melanina è una macromolecola proteica con spiccate proprietà di assorbire i raggi Uv ,cercando così di limitarne i danni, spesso esaltati anche dall’aumentata produzione di altri nemici, i radicali liberi, in particolare l’ossigeno singoletto, fortemente aggressivo sulle membrane cellulari. La tendenza a subire eritemi solari o a sviluppare forme di cancro cutaneo sono inversamente proporzionali alla quantità e al tipo di melanina presente. Le differenze di razza e di colore della pelle e dei capelli sono dovute al diverso grado di attività dei melanociti e alla natura chimica delle melanine prodotte. La pelle irradiata reagisce con formazione di eritema, cioè una vasodilatazione del microcircolo del derma papillare che si traduce in leggero arrossamento, ma altre volte si arriva fino ad un eritema intenso; altre ancora si aggiungano altri effetti collaterali come gonfiore o formazione di bolle. Fotodermatosi: allergia ai raggi solari.
Nel tempo si sono delineate una serie di patologie legate proprio alla fotoesposizione, condizioni estreme caratterizzate da fotosensibilità, cioè una reazione eccessiva ed anomala alla luce. Le fotodermatosi costituiscono un vasto e complesso gruppo di affezioni cutanee, che scaturiscono ogni anno in seguito all’ esposizione solare. Colpiscono il 10-20 % della popolazione, interessano inizialmente le aree foto esposte come viso, collo, decolleté, mani ma possono espandersi a tutto il corpo. Si riconoscono cause molto diverse, generalmente vengono classificate in quattro categorie:
Melanoma: il più insidioso cancro della pelle.
Uno dei cardini della prevenzione è rappresentato dalla limitazione all’esposizione solare, soprattutto per quei soggetti a rischio per i quali gli Uv rappresentano un fattore determinante nella probabile formazione di tumori cutanei. Dati sconcertanti dimostrano come, negli ultimi decenni, il melanoma sia di gran lunga il tumore con incremento più rapido nella popolazione bianca europea, soprattutto a causa della maggiore abitudine ad esposizioni solari protratte e magari più volte l’anno, probabilmente dovute alla maggior
frequenza di viaggi in località tropicali durante i mesi invernali. Massima attenzione, inoltre, alle ustioni solari subite nella prima infanzia, capaci di indurre la comparsa di nevi melanocitici e di melanoma nell’età adulta. Generalmente il rischio di sviluppare un melanoma dipende da due fattori: intrinseco, più ambientale. Infatti fattori di rischio sono: familiarità, fototipo I e II di Fitzpatrick (soggetti biondi e rossi, occhi e capelli chiari, tendenza alle scottature), presenza di un nevo che si modifica, soggetto portatore di elevato numero di nevi, età sopra i 50 anni, presenza di altri tumori cutanei o di altra lesione di melanoma, ma soprattutto esposizioni solari eccessive e intermittenti , oltre ad ustione in età infantile, fattori che raddoppiano la probabilità di ammalare. Il melanoma è un tumore cutaneo maligno, che prende origine dai melanociti, cioè dalle cellule che producono la melanina, il pigment o che rende scura la pelle, caratterizzato da un’ elevata progressione alla diffusione delle cellule tumorali a tutti i tessuti dell’organismo e quindi alle metastasi. Nel 60 % dei pazienti si sviluppa su cute normale o da un nevo pre-esistente. Più colpite sono le donne, dove maggiore è il rischio di degenerare delle lesioni degli arti, gambe e braccia e del volto, nel sesso maschile invece più colpito il tronco.
Nei sotto controllo con la regola dell’ “A – B – C – D – E”.
Quali attenzioni rivolgere ai nostri nei e quando ci devono creare sospetto e allarmarci? Oltre naturalmente alla visita periodica dal dermatologo, dobbiamo porre attenzione a questi eventi. Vale sempre la regola dell’ “abcde “ per l’auto esame della pelle, cioè di una lesione dobbiamo valutare:
a=assimetria, quindi se c’ è una crescita maggiore da un lato;b=bordi devono essere i più regolari possibili;
c=colore se cambia colore e compaiono sfumature chiare o rosa-rosse o nerastre;
d=dimensioni se in poco tempo aumenta di estensione;
e=evoluzione se compaiono sintomi anomali sanguinamento, rottura, prurito a questo punto bisogna andare subito dallo specialista.
ABBRONZATI SI, MA CON PRUDENZA.
Uno studio effettuato in Australia, regione con il più alto tasso di melanomi del mondo, ha dimostrato come l’applicazione regolare di filtri solari per un period
o di 5 anni ha ridotto in modo signifi- cativo l’incidenza del tumore nel corso dei 10 anni successivi di controllo. Da questa ricerca derivano indicazioni valide per una foto protezione corretta, in particolare per i soggetti a rischio, cioè adulti molto fotoesposti, fototipi chiari e nei bambini. Le regole sono: uso continuativo dei filtri solari con fattore di protezione minimo da 30 in su, contenenti filtri chimici e fisici, sempre in qualunque ambiente all’ esterno mare, montagna, lago, campagna, piscina o città e tutto il periodo dell’ anno. Importante è la loro riapplicazione in particolari condizioni quali durante l’attività fisica con forte sudorazione, dopo un bagno o l’esposizione prolungata e comunque ogni due ore. Tuttavia una strategia mirata comprende anche altri consigli come: evitare di esporsi dalle 12 alle 17, le nubi non trattengono i raggi quindi fotoproteggersi anche quando c’ è nuvoloso, usare i filtri solari alti anche dopo abbronzati, l’ombrellone non protegge a suf- ficienza in quanto la sabbia riflette gran parte dei raggi, così come l’acqua e la neve e anche i vestiti non sono prote
ttivi, quelli scuri attirano i raggi che passano attraverso di essi, meglio quindi preferire vestiti chiari sotto il sole e prima di indossarli applicare le creme solari. Inoltre, per la produzi
one della vitamina D che fissa il calcio alle ossa, per bimbi e anziani non occorre cuocersi sotto il sole, basta una esposizione di circa un’ora al giorno. Ricordarsi poi di applicare una crema lenitiva dopo sole. È buona regola, inoltre, imparare ad osservare la propria pelle e segnalare tempestivamente eventuali cambiamenti, promuovendo verso se stessi, se necessario, un diverso atteggiamento in grado di rivalutare la bellezza di una pelle chiara e protetta, evitando di considerare l’abbronzatura il principale canone estetico di buona salute.
Dott.ssa Clara Rigo
Specialista in Dermatologia-Dermatologia Estetica
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