Il Professor Leonardo Mastropasqua, Direttore del Centro Regionale di Eccellenza di Oftalmologia dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara espone tecnologie d’avanguardia e strategie, oggi disponibili per gestire una condizione che colpisce, e spesso rende invalidi, circa 2 milioni di italiani.
Qual è il peso dell’ipovisione in Italia e nel mondo?
L’ipovisione è un tema di grande attualità sociale e sanitaria e nel futuro avrà sempre più incidenza sulla politica sanitaria e sull’integrazione socio-sanitaria. L’aumento esponenziale del numero dei soggetti ipovedenti è legata diversi fattori, quali il progresso generale dell’oftalmologia, che ha portato ad una riduzione dei pazienti destinati alla cecità ma che, contemporaneamente, ha incrementato quello dei soggetti con residuo visivo insufficiente a garantire il mantenimento di una completa autonomia, e l’aumento dell’età media della popolazione con conseguente espansione del numero degli ipovedenti, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Allo stesso tempo si è verificato un notevole miglioramento delle attrezzature per ipovisione e delle tecniche di riabilitazione, con raggiungimento di nuovi traguardi nel recupero dell’autonomia visiva di molti pazienti un tempo abbandonati a se stessi ed alla propria minorazione. In Italia, l’introduzione nel sistema legislativo di provvedimenti innovativi (legge 284/1997, DM 18 dicembre 1997, legge 138/2001), ha permesso lo sviluppo di centri dedicati alla riabilitazione visiva ed alla prevenzione della cecità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che l’ipovisione costituisce un problema prioritario per i Servizi Sanitari di tutti i paesi che sono chiamati, davanti alla drammaticità del fenomeno, a organizzare programmi di intervento non solo profilattico e terapeutico ma anche e soprattutto di riabilitazione. Dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ segnalano che il numero di ipovedenti era 52 milioni nel 1972, 110 milioni nel 1990, 135 milioni nel 1996 e si stima che gli ipovedenti saranno 220 milioni nel 2015. In Italia secondo l’Istat i ciechi sono 362.000, mentre gli ipovedenti (legge. N.138 del 2001) sono stimati tra 1,5 e 2 milioni. L’ipovisione può colpire ad ogni età e se non diagnosticata e curata in tempo può essere invalidante e determinare una ridotta qualità della vita. Secondo le statistiche fornite dalla Iapb (International Agency for Prevention of Blindness – Italian Branch) in Italia soltanto il 25% dei bambini viene sottoposto a visite oculistiche entro i tre anni, mentre all’ingresso nell’età scolare il 30% non ha mai effettuato alcun controllo oculistico, e nella fascia d’età compresa tra i 3 e i 6 anni il 6% dei bambini soffre di disturbi oculari. Nel resto del mondo, un bambino diventa cieco ogni minuto che passa. I difetti oculari congeniti (cataratta, glaucoma, retino blastoma, retinopatia del prematuro, ambliopia) rappresentano oltre l’80% delle cause di cecità e ipovisione nei bambini fino ai 5 anni di età e più del 60% sino al decimo anno. Nell’anziano le principali patologie causa di ipovisione sono rappresentate da degenerazione maculare, glaucoma, retinopatia diabetica, cataratta e distrofie retiniche ereditarie.
In che modo l’alta tecnologia puo’ essere messa al servizio dell’ipovisione ?
L’assistenza High Tech in Oftalmologia, come in tutte le branche della medicina, è oggi una necessità irrinunciabile. Le tecnologie d’avanguardia consentono di raggiungere traguardi insperati sino a qualche anno fa, sia in ambito di precocità diagnostica che di terapia. Emerge quindi oggi, l’obbligatorietà di informare i pazienti sulle alte tecnologie a disposizione al fine di consentire loro la possibilità di poter scegliere il giusto accesso per la tutela della propria salute. Tale atteggiamento prende il nome di: “equità di scelta all’innovazione tecnologica”. è imperativo ciò che decide il paziente: “Nessuna decisione su di me, senza di me”. Con l’alta tecnologia oggi si può dare una nuova speranza al paziente ipovedente. Ciò che prima appariva impossibile, ora è possibile. Riabilitare un paziente ipovedente significa offrirgli la possibilità di migliorare la vita di tutti i giorni, aiutandolo ad utilizzare al meglio il suo residuo visivo. Oggi l’innovazione nella riabilitazione visiva è rappresentata da metodiche che utilizzano il meccanismo di “biofeedback”, quali Microperimetro MP1 e Visual Pathfinder. Questa tecnica consente di trasformare il segnale bioelettrico in un segnale acustico. Tale segnale sonoro fa in modo che il paziente si renda conto della funzione visiva, che di norma non è sottoposta ad un controllo volontario. Il target visivo di stimolazione è rappresentato da uno stimolo visivo strutturato (generalmente barre o scacchiera) che migliora il riconoscimento dello stimolo e la trasmissione dalla retina al cervello. In questo caso la riabilitazione viene effettuata andando a potenziare e stimolare la fissazione, laddove la capacità di fissazione è presente, o andando a spostare la fissazione su un punto retinico prossimo alla fovea con più elevata sensibilità retinica, stimolando quella zona di retina per ridare al paziente la capacità di fissare al fine di poter leggere, guardare la TV, ecc.
Quali sono la funzione e l’Importanza del Polo Unico Regionale di riabilitazione, presso il Centro di eccellenza in Oftalmologia dell’ Universita’ degli studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara?
L’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità ha scelto di istituire il Polo Regionale di riabilitazione in Abruzzo con sede operativa nel nostro Centro. Anche in occhi impossibili da curare, oggi la riabilitazione fatta in centri specializzati è una realtà che consente ai pazienti una qualità di vita dignitosa. Il Polo garantisce una presa in carico del paziente di tipo olistico, in quanto considera la persona nella sua globalità mente-corpo. La consapevolezza della stretta relazione che esiste tra questi due aspetti della realtà umana implica un diverso approccio al paziente ipovedente, dando quindi una nuova speranza attraverso un percorso riabilitativo multidisciplinare (oculista, ortottista, psicologa). Istituire un Polo Unico Regionale ha lo scopo di fornire un’assistenza globale al paziente ipovedente accompagnandolo dalla fase clinica e diagnostica a quella riabilitativa, fino a quella burocratica di certificazione di invalidità.
Quale ruolo hanno la prevenzione e l’informazione ?
Il Centro Oculistico dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, è risultato il Centro che ha effettuato la più lunga campagna di prevenzione della cecità sui cittadini, in particolare anziani e bambini. La CBM Italia, membro di CBM International, (Christian Blind Mission) organizzazione apolitica e senza scopo di lucro, e l’OMS hanno istituito il Premio Diritto alla Vista “Direct to Sight”, un riconoscimento all’organizzazione, struttura o azienda che si è particolarmente distinta nel campo della lotta alla cecità a livello nazionale ed internazionale. Nel 2010 il Premio, è stato conferito al Centro di Eccellenza in Oftalmologia dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, per la prima volta ad una struttura sanitaria pubblica italiana. La vista “va tenuta d’occhio” a tutte le età, anche se non si accusano disturbi o difetti visivi. Molti sintomi di malattie oculari possono infatti passare inosservati. Il nostro occhio tende ad abituarsi al difetto visivo, soprattutto se insorge lentamente. Solo attraverso un controllo periodico, effettuato esclusivamente presso un medico-oculista, si possono prevenire, riconoscere o curare tempestivamente eventuali malattie oculari che possono ridurre le capacità visive, sino a portare, in alcuni casi, a ipovisione e cecità. Programmi di prevenzione, attività di educazione sanitaria, campagne informative, ricerca scientifica e comunicazione sociale, rappresentano gli strumenti messi in campo per creare una cultura della prevenzione e della riabilitazione visiva. Ogni cittadino dovrebbe conoscere i principali rischi a cui è esposta la sua vista e le opportune misure di prevenzione. All’oculista spetta il compito della verifica medica periodica.