Cellulite e obesità
Dr. Ferdinando Terranova, Medico Chirurgo, Docente della Scuola Internazionale di Medicina Estetica di Roma. Consigliere dell’Accademia Italiana di Medicina Anti-Aging (AIMAA)
Tutti i canali mediatici che individuano il loro target nella popolazione femminile under 50 fanno un gran parlare di cellulite e dei relativi rimedi. Innumerevoli terapie hanno conseguito un’effimera gloria, prima di rivelarsi inefficaci; ciò non impedisce a centri estetici e beauty-farms di continuare a prosperare, spacciando improbabili panacee. Di fronte ad un problema tanto sentito, i progressi della scienza medica appaiono singolarmente esigui: interrogando la Medline, si scopre che, sull’argomento, gli studi pubblicati da periodici indicizzati sono in numero molto limitato e pervengono a conclusioni antitetiche. Conseguentemente, non è ancora possibile dirimere le gravi disparità di idee che, da anni, si trascinano sulla natura di questa affezione, sulla sua origine e, persino, sugli aspetti più elementari del quadro istopatologico. Fortunatamente, negli ultimi tempi, questa lacuna è stata parzialmente colmata in modo, potremmo dire, “indiretto”: la sempre maggiore diffusione dell’obesità e delle malattie ad essa collegate ha rappresentato, infatti, lo stimolo per un crescente interesse dei ricercatori di tutto il mondo verso lo studio della fisiopatologia del tessuto adiposo. Dai loro lavori si sono ottenuti dati che aiutano a far luce sull’origine della cellulite. Una vasta serie di dati dimostra che il grasso viscerale, quando in eccesso, innesca una serie di meccanismi patogenetici che provocano un profondo remodelling tessutale a carattere infiammatorio e, a livello sistemico, conducono all’insorgenza di un complesso intreccio di stati morbosi definito sindrome metabolica e comprendente resistenza insulinica, diabete, ipertensione, dislipidemia e malattie cardiovascolari su base aterosclerotica. Il tessuto sottocutaneo degli arti inferiori, particolarmente sviluppato nel sesso femminile, nel quale, diviene sede elettiva della cellulite, non comporta, anche quando in eccesso, un aumentato rischio di complicanze sistemiche, contro le quali sembra, anzi, svolgere una funzione protettiva. Alcune osservazioni portano, però, a ritenere che, anche in questa sede, possano verificarsi processi di remodelling infiammatorio, analoghi a quelli che coinvolgono l’adipe centrale, caratterizzati da aumento della dimensione media degli adipociti, infiltrazione di macrofagi ed inspessimento della trama di fibre collagene e capaci, nel loro insieme, di contribuire a produrre le alterazioni tipiche della cellulite. Tali nuove concezioni sull’origine di questo inestetismo femminile sono state discusse nell’ambito di una apposita sessione del 37° Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica, tenutosi a Roma nel mese di maggio.