A cura della Dott.ssa Alessandra Lusi, Ginecologa
La menopausa, con la carenza di estrogeni che la accompagna, determina dei cambiamenti fisiologici a livello anatomico della vulva e della vagina che possono condurre ad una condizione di atrofia vulvo-vaginale. L’epitelio vaginale si assottiglia e la produzione di collagene ed acido ialuronico diminuisce nella lamina propria così come si riducono i livelli di eIastina. L’epitelio vaginale in questa condizione diviene molto sottile e infiammabile e spesso va incontro ad ulcerazione con siti di sanguinamento.
I sintomi collegati alla atrofia vulvo-vaginale sono la secchezza vaginale, il prurito, e la dispareunia. Questi sintomi possono accompagnarsi a disturbi urinari (incontinenza urinaria da sforzo, cistiti ricorrenti) e ad alterazioni della sfera sessuale, configurando quella che attualmente viene definita Sindrome genitourinaria della menopausa. Questi sintomi possono peggiorare la qualità della vita sessuale e la qualità della vita in generale delle donne che ne sono affette. La terapia di prima scelta in queste pazienti è la terapia ormonale sostitutiva sistemica che è risultata efficace nel risolvere i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale ma è anche purtroppo associata a rischio aumentato di tromboembolismo e ictus oltre ad essere controindicata nei pazienti con pregresso tumore della mammella.
Recentemente è stato introdotto l’uso della radiofrequenza non ablativa come terapia rigenerativa/riabilitativa locale in diversi ambiti ginecologici con varie indicazioni, grazie alla sua capacità di stimolare la produzione di nuove fibre collagene nei tessuti e di indurre un riarrangiamento stechiometrico nelle fibre già presenti, oltre a migliorare la vascolarizzazione e ossigenazione tessutale.
Abbiamo condotto una sperimentazione clinica con l’obiettivo di valutare gli effetti prodotti dalla Radiofrequenza non ablativa nella cura dei segni e sintomi della Sindrome Genitourinaria.
E’ stato stabilito di effettuare la valutazione della terapia sia da un punto di vista oggettivo qualitativo dell’epitelio vulvare e vaginale attraverso valutazioni strumentali, che a livello soggettivo della sintomatologia riferita dalle pazienti indagando con apposito questionario la risposta alla terapia.
Nello studio abbiamo considerato 10 pazienti di sesso femminile, di età compresa tra 51 e 63 anni, tutte in menopausa spontanea da almeno tre anni. Tutte le pazienti presentavano segni e sintomi di atrofia vulvo-vaginale, determinata con Vaginal Health Index <15.
Criteri di esclusione sono stati:
Presenza di pacemaker o altri dispositivi elettronici impiantabili o impianti metallici all’interno del corpo;
Patologie cutanee o lesioni nell’area del trattamento;
Altri trattamenti sulla regione effettuati negli ultimi 30 gg;
Presenza di patologie di tipo oncologico;
Utilizzo di terapia ormonale sostitutiva sistemica non sospesa da almeno sei mesi;
Utilizzo di altre terapie ormonali endovaginali o altre terapie per uso topico locale che non siano state sospese almeno da un mese;
Infezioni vaginali o altre patologie locali in atto.
Le pazienti sono state tutte trattate con il Thuzzle®, dispositivo medico di ultima generazione prodotto da GMV a radiofrequenza multi-onda che combina le tecnologie termiche in grado di sviluppare calore all’interno dei tessuti. Il funzionamento del dispositivo si basa sul riscaldamento del derma profondo e del tessuto sottocutaneo attraverso onde elettromagnetiche le quali migliorando l’attività della pompa sodio-potassio della membrana fibroblastica stimolano la produzione di nuovo collagene, elastina e acido ialuronico in modo naturale. L’apparecchiatura include feedback automatici sul controllo dell’erogazione dell’energia tra cui:
sensore di temperatura interno al manipolo. Attraverso tale sensore è possibile controllare la temperatura raggiunta dal tessuto per aumentare la sicurezza e l’efficacia del trattamento, rendendo oggettivo il riscaldamento attuato dall’operatore.
riconoscimento della pelle: la corretta potenza viene erogata solo nel momento in cui la pelle viene riconosciuta a contatto con la parte applicata.
All’inizio dello studio è stato stabilito il protocollo di trattamento che ha previsto di effettuare su ogni paziente il trattamento con radiofrequenza in modalità bipolare con manipolo endovaginale a singola onda controllata superficiale e con manipolo esterno a doppia onda controllata concatenata. Si è stabilito di effettuare 1 seduta settimanale per 8 settimane consecutive.
Per valutare e quantificare gli effetti della terapia ci siamo avvalsi delle seguenti valutazioni:
Valutazione del Vaginal Health Index (VHI);
Misurazione del PH vaginale;
Valutazione citologica vaginale su striscio vaginale.
Questionario sulle disfunzioni sessuali femminili (Indice della Funzione Sessuale Femminile – FSFI).
Tutte le valutazioni sopra descritte sono state effettuate prima dell’inizio del trattamento (T0) e una settimana dopo il termine del trattamento (T1).
In tutte le pazienti valutate è risultata una buona compliance al trattamento, per cui in tutti i casi è stato possibile svolgere l’intero ciclo di sedute.
In nessun caso sono state rilevate reazioni avverse o effetti indesiderati.
Per quanto riguarda la valutazione del VHI è risultato un miglioramento dello score di tutti i parametri, che si è tradotto in un aumento complessivo del 43%.
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CONCLUSIONI
Il trattamento dell’atrofia vulvovagianle con la Radiofrequenza non ablativa bipolare del Thuzzle® ha mostrato un’ottima tollerabilita’ da parte delle pazienti ed una buona efficacia nel contrastare i segni e sintomi della Sindrome Genitourinaria. Il trattamento è risultato gradevole e ben tollerato da tutte le pazienti risolvendo in molti casi la resistenza di alcune pazienti ad approcciare a terapie rigenerative fisiche locali meno confortevoli. L’aspetto che è risultato più significativo è stato l’aumento di idratazione ed elasticità dei tessuti vulvari e vaginali, verosimilmente prodotto dall’aumentata quantità di collagene e dal miglioramento della vascolarizzazione e ossigenazione dei tessuti. Inoltre i tempi relativamente brevi di trattamento e l’assenza di effetti collaterali, rendono l’utilizzo di questa metodica agevole e sicuro in mani esperte.
I dati preliminari che il nostro studio ci ha permesso di ottenere ci incoraggiano a guardare con fiducia verso questa tecnologia innovativa, poco invasiva e che permette di bypassare l’utilizzo di farmaci, essendo in grado di offrire alle pazienti una valida alternativa nei casi in cui precedenti terapie farmacologiche o topiche locali non siano state risolutive o nei casi in cui queste terapie non siano utilizzabili. In particolare la radiofrequenza vaginale del Thuzzle® può rappresentare un’ottima opportunità di cura della Sindrome Genitourinaria in tutti i casi in cui ci sia una resistenza ad approcciare ad altri metodi rigenerativi locali (laser, PRP, biostimolazione). A sua volta può rappresentare un’opzione come terapia di mantenimento in chi abbia già effettuato una cura con altre metodiche.
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