Le chiamano “banche” ma invece di custodire denaro conservano cellule staminali del cordone ombelicale: un tesoro biologico importante per la cura di molte malattie. Sono migliaia le mamme italiane che, alla nascita del loro bambino, decidono di nonbuttare nella spazzatura una risorsa che può rivelarsi molto utile incaso di necessità per sé e per i familiari.
Il sangue del cordone ombelicale è una fonte ricchissima di staminali ematopoietiche, cellule ad oggi considerate il miglior rimedio, e a volte anche l’unico, per il trattamento di numerose malattie ematologiche, in particolare leucemie, talassemie, linfomi malattie metaboliche e disordini del sistema immunitario. La lista delle patologie curabili con le staminali cordonali aumenta continuamente grazie al progresso della ricerca; attualmente sono più di ottanta le malattie per le quali il trapianto di staminali è una pratica efficace e consolidata.
In Italia le mamme hanno diverse possibilità: il sangue del cordone ombelicale può essere donato alla rete pubblica, mettendolo a disposizione di tutti, o tenerlo per sé ed i propri familiari, custodito a proprie spese presso una struttura privata estera (conservazione autologa) o presso una banca pubblica (conservazione dedicata). Quest’ultima opzione, i cui costi sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è riservata alle sole famiglie affette da patologie e malattie genetiche curabili con un trapianto di cellule staminali cordonali. Ma circa il 90 per cento dei cordoni continua a essere buttato via. La rete pubblica riesce a raccoglierne, attraverso le 18 banche italiane, meno del 10 per cento dei cordoni e spesso accade che le mamme intenzionate a donarlo non riescano a farlo. Succede se il punto nascita scelto per il parto non è uno dei 290 collegati alle banche pubbliche e se il bimbo nasce durante il week end, in giorni festivi o in orari in cui non viene effettua la raccolta. L’alternativa, per le molte mamme che non vogliono rinunciare ad un bene così prezioso, è quella di rivolgersi alle biobanche private. Solo nel 2010 le richieste di nulla osta per l’esportazione di sangue cordonale verso strutture estere sono state circa tredicimila. Si tratta di una procedura semplice da attivare nell’ultimo mese di gravidanza, richiedendo il kit di prelievo alla banca estera e contattando la direzione sanitaria dell’ospedale per l’autorizzazione all’invio del campione oltre confine. Il compito più arduo per i genitori è individuare la banca che dia le maggiori garanzie di affidabilità e sicurezza biologica. In mancanza di un accreditamento delle banche estere presso il ministero della Salute, non è facile districarsi nel groviglio di termini scientifici, certificazioni internazionali difficilmente verificabili e le molte offerte, più o meno serie. Basta una veloce ricerca su internet per scoprire che in Italia operano circa 24 banche private, solo due anni fa erano meno di cinque. Tutte offrono servizi di crioconservazione di staminali del cordone ombelicale, in realtà, a dispetto dei patinati e accattivanti siti internet, solo cinque sono le banche “vere”, con propri laboratori e caveau per la crioconservazione. Gli altri 19 operatori sono unicamente degli intermediari commerciali.
Quali consigli dare ai genitori che vogliono assicurare al proprio bambino una chance di cura in più ed evitare situazioni di pura speculazione commerciale?
Secondo Giuseppe Mucci di Bioscience Institute, una delle banche “vere” con sede a San Marino e laboratori tra i più avanzati d’Europa “bisogna leggere attentamente il contratto per capire se si tratta di una banca o di una società di servizi estera o italiana e verificare che riporti chiaramente il nome del laboratorio e il luogo di conservazione delle cellule. Altro punto fondamentale, per assicurare l’utilizzo delle cellule staminali conservate in un futuro trapianto, è scegliere una struttura in grado di garantire il massimo standard di sicurezza biologica”, attestato dal possesso della Certificazione Internazionale GMP (Good Manifacturing Practice – Norme di Buona Pratica di Fabbricazione). Inoltre, aggiunge Mucci, “dare l’opportunità di visitare personalmente i laboratori permette ai genitori di fare una scelta più consapevole e di verificare i reali standard di qualità e le procedure utilizzate”.