Utilizzare il DNA come ‘arma’ per sconfiggere importanti malattie, come il cancro, attraverso una vaccinazione che impedisca alle cellule malate di sottrarsi ai meccanismi di difesa dell’organismo. È questa la sfida della ricerca che ha già preso le prime mosse, attuando sperimentazioni ‘vaccinali’ per i tumori del colon, della prostata, del seno e per il melanoma. Ma nuove informazioni, in questa direzione, arrivano da uno studio italiano, condotto dall’Istituto di Farmacologia Traslazionale del Cnr e dall’Università Campus Bio-medico di Roma, pubblicato sulla rivista Human Gene Therapy.
IL VACCINO – Il vaccino, in medicina, non è nuovo ma fino ad ora il suo scopo è stato soprattutto preventivo: aiutare l’organismo a ‘immunizzarsi’ contro virus e batteri, infezioni, malattie epidemiche. Da oggi, però, si può cominciare a pensare ad una sua azione ancora più importante perché terapeutica. Grazie ad un procedimento – ed ecco la novità – che impedisca alle cellule malate di sottrarsi ai meccanismi di rilevamento e distruzione del sistema immunitario. «Abbiamo messo a punto una procedura di pretrattamento del tessuto muscolare con un particolare enzima (ialuroinidasi)- spiega Emanuela Signori, responsabile del progetto – che scioglie la matrice di acido ialuronico, noto come un revitalizzante e ringiovanente dei tessuti cutanei, con la conseguenza di indebolire anche la corazza difensiva di tessuto che protegge le cellule tumorali». Tramite questo procedimento, l’enzima rende più efficace la penetrazione del vaccino a DNA all’interno del muscolo. «Questo passaggio è reso possibile con una tecnica chiamata ‘elettrotrasferimento’ – commenta la ricercatrice – che si è rivelata in grado non soltanto di consentire che un maggiore quantitativo di vaccino a DNA raggiunga la cellula ma anche di rendere il sistema immunitario meno disattento nel riconoscimento delle componenti anomale dei tessuti e di produrre più cellule incaricate di snidare gli antigeni che caratterizzano il tumore e indispensabili per eliminarlo».
IL FUTURO – Ora l’obiettivo, a detta dei ricercatori, è il perfezionamento dell’elettrotrasferimento per potenziare ulteriormente l’efficacia di tutte le vaccinazioni a DNA, estendendo così il più possibile il raggio di azione. Oltre che per il trattamento e cura delle patologie oncologiche, i vaccini sono anche in sperimentazione per il trattamento e cura di malattie di natura infettiva, tra queste l’epatite C, la malaria e l’AIDS.
Fonte Fondazione Veronesi