Il cambiamento degli stili di vita, unitamente al progresso socio tecnologico, sta creando delle nuove patologie che nascono come effetto negativo della diminuzione del movimento, dall’aumento della quantità di cibo assunto e dal sempre maggiore uso di carboidrati e grassi nella dieta.
a cura di Dott. Gianni Staffilano
Nel 1998 la commissione consultiva del WHO ha definito che per Sindrome Metabolica (MS) si intende l’associazione di ridotta tolleranza al glucosio o diabete di tipo 2 (insulino dipendente), unitamente ad altre due condizioni morbose tra ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, e/o diminuzione del Colesterolo HDL, obesità viscerale e microalbuminuria. Successivamente, nel 2001 negli Usa, si è stabilito che per identificare la MS sono sufficienti la presenza nello stesso paziente di tre o più delle seguenti alterazioni: Circonferenza vita > 102 cm. Nei maschi, >88 cm nelle femmine Glicemia a digiuno > 110 mg/dl; Ipertensione arteriosa con valori > 130/85; Ipertrigliceridemia > 150; HDL colesterolo < 50 mg/dl nelle femmine e < 40 mg/dl nei maschi; Per chi ha dimestichezza con questi valori è facile comprendere come i limiti sopra indicati siano inferiori a quelli ritenuti significativi per considerare una situazione patologica. Infatti il limite di pressione arteriosa non è elevato a tal punto da poter parlare di ipertensione, il valore di glicemia di riferimento è considerabile solamente sospetto per diagnosticare il diabete ecc. Parametri indicativi, dunque, che obbligano però i medici troppo conservatori a non ritenere normali soggetti in netto sovrappeso. La ricerca medica ha ormai dimostrato l’associazione tra questa sindrome (cioè superare almeno tre valori di riferimento) e lo sviluppo di alcune patologie come il diabete , problemi cardiovascolari, e condizioni di scarsa qualità della vita. è quindi da considerare che tale condizione, considerata fino ad oggi non a rischio, potrebbe rappresentare, con un intervento poco adeguato, l’anticamera di problemi assai più gravi. Nel 2005 l’IDF (International Diabetes Federation) ha proposto una nuova classificazione che mette in risalto l’obesità come elemento essenziale nella definizione di MS, che altro non è che una sommatoria di fattori di rischio cardiovascolare. Le cause sono multifattoriali e chiaramente legate sia a fattori ambientali (s.ipocinetica, disordini alimentari), ma anche a fattori genetico-metabolici e razziali. Nonostante si associ spesso a situazioni come sovrappeso e obesità, non è però necessario essere obesi per essere affetti da sindrome metabolica Fattore di rischio: obesità/grasso viscerale. Il fattore maggiormente associato a rischio cardiovascolare è il diabete, che a sua volta condiziona la quantità e la distribuzione del grasso corporeo . Entrando nel dettaglio dalla ricerca scientifica, si rivela che l’accumulo di peso sottoforma di grasso viscerale predispone a patologie cardiovascolari, al diabete e alla riduzione dell’aspettativa vita. Quindi diabete come causa ma anche effetto della S. Metabolica. Il grandissimo risalto sul rischio dei pazienti affetti dal diabete viene evidenziato da innumerevoli protocolli di ricerca, che hanno evidenziato quanto detto e che stanno studiando i sistemi e protocolli terapeutici maggiormente efficaci sulla prevenzione e terapia. Quando, come ed in che modo agire? Il grasso normalmente si accumula a livello strutturale (grasso essenziale) e a livello di deposito (grasso di scorta). Quello essenziale è presente in quantità pressoché costanti e si trova nel tessuto connettivo lasso (svolgendo funzione meccanica, di sostegno e connessione tra i vari organi), intorno ad organi ecc. Il grasso di scorta invece si distribuisce a livello intramuscolare (tra le fibre muscolari, ma è difficilmente misurabile), sottocutaneo (cioè quello sotto la cute) e viscerale. Ed è proprio quest’ultimo ad essere considerato più pericoloso per la salute. La classica “pancetta”non è altro che l’espressione di un elevato accumulo di grasso viscerale, ed è risaputo da sempre che è il punto più difficile da ridurre anche in corso di regimi alimentari ferrei. Dunque, oltre allo stile alimentare bisogna intervenire con un accorto programma di training fisico. Stile di vita: sport ed alimentazione. Una certezza ci viene data da studi ormai più che decennali riguardo l’influenza dell’attività fisica nei confronti della fisiologia dell’individuo. Quante sono le persone sportive che con una sana alimentazione improvvisamente in età adulta hanno iniziato a soffrire di sindrome metabolica? Nessuna! Già negli anni 80 il nostro illustre maestro Professor L. Vecchiet, ci ha insegnato che avremmo dovuto considerare l’attività fisica alla stregua di un “farmaco”, molto importante per potenza e versatilità d’azione, ma con scarsissimi effetti indesiderati. L’attività fisica vista prevenzione e terapia era, infatti, già il cardine di una conoscenza che negli ultimi anni si è dimostrata essenziale anche in campi dove fino ad ora si era intervenuti solo con la farmacologia. Si è visto infatti che soggetti ad esempio che abbinano alimentazione e sport in modo corretto , non soltanto non vanno incontro alla Sindrome Metabolica, ma hanno un miglioramento della fisiologia cardio vascolare, e comunque multi organica, e sembra addirittura una minor incidenza di ammalarsi di patologie neoplastiche. Alimentazione: nutri genomica. Attraverso l’osservazione in gruppi omogenei della diversa risposta in termine di peso e massa grassa %, oltre che alla sua distribuzione corporea, è nata una scienza nuova , la nutri genomica. Scienza che studia l’espressività di ciascun profilo genetico in relazione all’alimentazione. Cioè, come la genetica può influenzare gli effetti di una data alimentazione ( a parità di quantità di cibo, ci possono essere soggetti in sovrappeso o normopeso..) Ma anche come stili di vita sbagliati che, perpetrati in modo cronico, possono modulare l’espressione genetica del singolo soggetto. Esiste già, quindi, una predisposizione di base (esempio già studiato con alimentazione e gruppi sanguigni), nonostante stili di vita sbagliati possano, a lungo andare, modificare organismi “geneticamente” non predisposti all’obesità.
Tutto ciò per contrastare già in età giovanile coloro che nel corso della loro esistenza avranno una “tendenza”, geneticamente definita, ad andare incontro alla Sindrome Metabolica. Da qui è nata l’applicazione di alimentazione, sport (fitness metabolico) e profilassi con integratori di nuova generazione, in un connubio straordinariamente efficace, per combatt ere una batt aglia ancor prima dell’arrivo del “nemico”.